Si è tenuto a Bologna lo scorso 13/05 il convegno Nazionale di A.I.G. che ancora una volta, oltre che alla partecipazione di pazienti e famigliari, ha potuto contare sulla partecipazione di un discreto numero di esponenti della comunità scientifica; i lavori sono stati aperti come consuetudine con il saluto del Presidente di A.I.G. Barbara Tamagni e con quello del Professore Ordinario Diparetimento diMedicina Specialistica , Diagnostica e Sperimentale Opsedale Sant’Orsola-Malpighi Guido Biasco .
Il primo intervento è stato quello del Prof. Casali della Fondazione IRCCS INT il quale ha fatto un breve cenno all’istituzione della Rete Tumori Rari, della quale si sente ormai parlare da alcuni anni e pare che ormai si sia veramente vicini all’evento.
La rete porterà innegabilmente benefici a tutti i livelli: partendo dai pazienti per arrivare agli specialisti passando attraverso i medici di famiglia che spesso sono i primi a doversi confrontarsi con patologie molto poco conosciute; con la creazione della Rete sarà finalmente possibile un interscambio di comunicazioni ed informazioni molto importante non solo per la cura, ma anche per la ricerca.
Nel Suo intervento il Prof. Casali ha ribadito che ad oggi contro il GIST l’unica terapia medica rimane la terapia a bersaglio molecolare Givec, Sutent e Stivarga, con Glivec che è il farmaco meglio conosciuto e più utilizzato; viene però precisato che non ci sono molte patologie tumorali con ben tre farmaci approvati.
A questo proposito i Prof. Casali ci informa che esistono due nuovi farmaci a bersaglio molecolare che hanno fornito risposte molto convincenti e per i quali si stanno aprendo studi di fase tre.
E’ stata poi la Prof.ssa Maria Pantaleo del Policlinico S. Orsola Malpighi di Bologna a prendere la parola per trattar, in maniera molto chiara e semplice, un argomento anch’esso molto dibattuto negli ultimi tempi: l’immunoterapia.
Non si può parlare dell’immunoterapia come una scoperta recente perché esistite da molti anni, più semplicemente si è arrivati a scoprire che in oncologia, in particolar modo per alcuni tipi di tumore, sono stati riscontrati risultati incoraggianti.
Ma cos’è l’immunoterapia? Fondamentalmente è una strategia terapeutica che ha lo scopo principale di attivare e potenziare il sistema immunitario di ogni individuo ad identificare ed agire contro le cellule tumorali che, sappiamo, si “nascondono” al nostro sistema immunitario impedendogli di riconoscerle e contrastarle.
Per ciò che riguarda più da vicino il GIST, ad oggi nel mondo sono aperti 4 studi che legano l’immunoterapia al GIST e sono tutti studi detti “spontanei” ovvero ideati da medici professionisti e non da case farmaceutiche e che questo rende il percorso di ricerca più complicato perché gli studi non possono chiaramente di disporre degli stessi fondi che avrebbero se a promuoverli fossero la case farmaceutiche.
La Prof.ssa Pantaleo ha concluso il Suo intervento asserendo che sulla base degli studi condotti fino ad oggi sui GIST ed i conseguenti risultati anche in Italia presto si potrà parlare di immunoterapia nell’ambito dei GIST.
All’intervento della Proff.ssa Pantaleo è seguito il momento “REAL LIFE” (vera novità di questo convegno) dove sei pazienti GIST hanno esposto alla platea i propri casi che per le loro peculiarità sono stati considerati “interessanti”; al termine di ogni esposizione c’è stati spazio per gli interventi e le domande della platea alle quali hanno risposto i medici presenti in sala.
E’ stato questo un modo molto innovativo per esporre, trattare e discutere di argomenti che difficilmente vengono affrontati spontaneamente dai medici in occasione dei meeting ai quali sono invitati a partecipare.
A chiusura ci sono stati gli interventi di due biotecnologhe dell’Università di Bologna: le dottoresse Gloria Ravegnini e Milena Urbini che hanno illustrato brevemente cosa accade in un laboratorio di ricerca.
La Dott.ssa Ravegnini ha introdotto una panoramica dui tumori rari in Italia: circa il 20-25% di tutti i tumori appartengono alla categoria dei tumori rari ed ogni si stima che vengano diagnosticati circa 89.000 casi di tumori rari, fra questi anche il GIST, e che circa 900.000 persone ad oggi convivano con neoplasie rare.
La dottoressa ha proseguito il Suo intervento parlando dello stati della ricerca in Italia che è riconosciuta a livello mondiale come un ‘eccellenza e di chi fa ricerca: il 56% dei ricercatori sono ricercatori non strutturati, ovvero borsisti, assegnisti o personale a contratto e che di questi il 95% interromperà poi la ricerca a livello universitario.
La Dott.ssa Urbini ci ha invece portati dentro un laboratorio di ricerca per scoprire cosa vi accade; dopo un breve excursus sulla durata media di una ricerca prima che un farmaco venga approvato (5/10 anni) ha proseguito spiegando come nasce, si sviluppa ed infine si concretizza una nuova ricerca scientifica.
Tutto inizi con un Gruppo di Lavoro formato da diverse figure professionali come oncologi, chirurghi, radiologi, anatomopatologi, biologi, biotecnici e bioinformatici tutte queste persone lavorano per raggiungere un obiettivo comune.
E’ stato inoltre illustrato il progetto di ricerca all’interno del Gruppo: si parte da un’idea e si procede con la raccolta del materiale da esaminare che può essere sangue periferico, campioni operatori o se possibile con il reclutamento di nuovi pazienti; il materiale raccolto viene inviato in laboratorio per essere analizzato (a questo fine vengono generalmente utilizzati strumenti altamente tecnologici) e vengono prodotti i primi dati preliminari; si eseguono studi di laboratorio anche per l’accertamento delle ipotesi primarie.
Ottenuti i risultati finali, vengono tratte le conclusioni: il progetto di ricerca è arrivato alla fine e vengono pubblicati i relativi articoli sulle riviste scientifiche; i tempi di ricerca necessitano di alcuni anni per svilupparsi, da quando nascono fino a quando giungono al loro termine.
In occasione dell’incontro ai pazienti presenti è stato distribuito un libricino chiamato “Il diario della tua terapia” nel quale il paziente annota tutte le informazioni riguardanti la propria terapia, partendo dalla posologia, indicando l’assunzione di altri farmaci, nonché gli effetti collaterali riscontrati, il diario dovrebbe poi essere portato al proprio oncologo in occasione delle visite di controllo.