Di Margherita Nannini, MD Department of Specialized, Experimental and Diagnostic Medicine, Sant’Orsola-Malpighi Hospital, University of Bologna
Raro non significa di certo privo di contenuti, perché anche quest’anno, all’ESMO Conference GIST&Sarcomi di Milano, di GIST si è parlato e discusso tanto, a riprova del fatto che rimangono ancora ad oggi una patologia di estremo interesse in ambito scientifico.
Ecco di seguito i principali take-home message di questi tre giorni di lavori estremamente densi di contenuti.
Innanzitutto è stata ribadita ancora una volta l’utilità dell’analisi molecolare, indispensabile nel suo ruolo predittivo di risposta al trattamento medico, e nel suo sempre più consolidato ruolo prognostico, assieme ai parametri standard ad oggi riconosciuti (Fletcher, Bauer, Dei Tos).
La durata del trattamento adiuvante riconosciuta a livello internazionale nei GIST ad alto rischio di recidiva è tutt’ora di tre anni. In caso di ripresa di malattia, una volta concluso il programma di terapia adiuvante, il trattamento con imatinib deve essere ripreso, in quanto la recidiva dopo terapia adiuvante non è sinonimo di resistenza (Joensuu).
I margini chirurgici non hanno rilevanza prognostica, mentre la rottura spontanea o intraoperatoria rappresenta un fattore prognostico negativo accertato (Rutkowski).
Nella malattia avanzata/metastatica, la personalizzazione del trattamento, specialmente per quanto riguarda il regorafenib, è fondamentale nella pratica clinica perché consente di massimizzare la durata della terapia, ottimizzandone l’effetto, nel rispetto di una migliore qualità di vita del paziente stesso (Reichardt).
In caso di resistenza secondaria ad imatinib, sunitinib e regorafenib rappresentano ad oggi lo standard. Nel breve futuro, grazie ai promettenti risultati avuti in studi iniziali, DCC-2618 e BLU-285, due nuovi pan-inibitori orali di KIT e PDGFRA, saranno oggetto di trial clinici di fase III disponibili anche in Italia (Demetri).
In caso di resistenza primaria, ovvero per i pazienti con GIST avanzato/metastatico portatore della mutazione D842V di PDGFRA, è in corso la sperimentazione clinica con Crenolanib, un inibitore orale di PDGFRA, PDGFRB e FLT3, disponibile anche in Italia (Demetri).
Il concetto di GIST wild-type (WT) è ormai obsoleto, in quanto grazie ai recenti studi di biologia molecolare, è stato possibile identificare numerosi alterazioni genetiche aggiuntive, alcune delle quali potrebbero rappresentare in futuro un bersaglio terapeutico. Pertanto in caso di assenza di mutazioni a carico di KIT e PDGFRA, l’ulteriore caratterizzazione sul piano molecolare disponibile in centri dedicati è fortemente suggerita (Trent).
Il razionale biologico per l’immunoterapia nei GIST è di certo sostenuto da diversi studi pre-clinici su modelli cellulari e murini e lo sforzo della comunità scientifica è volto a identificare quale sia il sottogruppo di pazienti che possa realmente beneficiare del trattamento immunoterapico (DeMatteo).