A cura di, Dott.ssa Anna Laurenti ,Farmacista e Farmacologa
Nel 2006 la quattordicenne Silvia riceve la notizia di essere affetta da Gist, tumore raro dello stomaco, ancor più raro in pediatria subendo una parziale gastroresezione. Purtroppo però nel 2014 la malattia le si ripresenta al fegato, più aggressiva di prima e resistente a tutte le linee farmacologiche disponibili.
Il Dott. Paolo Pierani – direttore del Reparto di Onco Ematologia pediatrica del Salesi – non avendo più armi a suo favore, decide di passare alle cure palliative; ma durante una riunione interdisciplinare il collega Marco Vivarelli -direttore della Clinica di Chirurgia epatobiliare, Pancreatica e dei Trapianti – gli propone in questi termini il trapianto il fegato: “Dammi tre motivi per non farlo, e io non lo faccio”. Questa proposta ha immerso Pierani in pensieri profondi e insonnia per alcuni giorni, ma quei tre motivi non sono stati trovati.
E cosi, avuto anche il consenso della paziente, diventata nel frattempo maggiorenne, nel 2015 è stato realizzato il primo trapianto di fegato in un GIST: questo è stato possibile perché la malattia aveva localizzazione esclusivamente epatica e perché i GIST pediatrici non presentano le alterazioni molecolari che si hanno invece nell’adulto;
Ad oggi Silvia è guarita dalla malattia e da cinque anni sta bene, tanto che a fine giugno si è sposata e al momento si trova in viaggio di nozze. Una storia con un lieto fine grazie all’intervento eseguito con una tecnica innovativa dal Prof.Vivarelli, soprattutto nella gestione della fase post trapianto, quella più delicata, perché a rischio di rigetto. La stessa tecnica che nel maggio di quest’anno è stata pubblicata da una delle riviste scientifiche più importanti del settore, l’American Journal of Transplantation.