L’ex rimessa di villa Niscemi, riutilizzata come spartana sala-conferenze, ha ospitato l’Open Day Gist di Palermo (25 febbraio 2017) in un clima di grande cordialità. I partecipanti, pazienti e amici, provenienti da diverse città della Sicilia hanno avuto l’opportunità di un autentico incontro con i medici che, scevri da ogni sussiego accademico, hanno reso accessibili le loro competenze per rafforzare l’alleanza terapeutica indispensabile per affrontare la malattia oncologica e il GIST in particolare.Trattandosi di una patologia rara , anche se trattata chirurgicamente, deve quasi sempre essere accompagnata dalla terapia farmacologica e da una dieta appropriata solo un paziente consapevole ed un ambiente familiare solidale possono permettere che la cura venga condotta in modo adeguato. Dopo il saluto della presidente A.I.G. Barbara Tamagni che ha confermato l’impegno dell’associazione perché nessun paziente debba restare mai solo il prof. Badalamenti ha illustrato lo stato dell’arte. Chiarito che sede del Gist è prevalentemente lo stomaco, anche se si tratta di un tumore che può avere sede in tutto il tratto gastrointestinale dall’esofago al retto, Badalamenti ha sottolineato l’importanza della biopsia per la definizione della diagnosi: solo con la biopsia infatti si può individuare il gene mutato. Se il risultato non dovesse essere chiaro si passa all’analisi genetica e alla PET. L’intervento chirurgico, quando è possibile, rimane la soluzione più efficace e può essere preceduto e seguito dalla terapia con Imatinib secondo la classificazione del rischio. Badalamenti si è soffermato poi sulle diverse linee di terapia con i relativi suggerimenti per contenere gli effetti indesiderati. Il chirurgo prof. Pantuso prevenendo la preoccupazione di molti nei confronti della biopsia ha sottolineato che questa con l’aiuto dell’ecoendoscopia non comporta alcun rischio. Quanto al timore per la rottura del tumore in fase operatoria Pantuso ha accennato alla messa a punto di alcuni accorgimenti. La relazione è stata, qualche volta, interrotta dalle domande dei pazienti . Sollecitato dall’urgenza e dall’opportunità delle questioni proposte il chirurgo ha tranquillamente spezzato il suo discorso per fornire chiarimenti e, quando possibile, tranquillizzare. Successivamente il prof. Bartolotta si è soffermato sull’importanza dell’imaging nei diversi momenti della vita del paziente: l’individuazione della malattia, il bilancio di estensione e la valutazione del trattamento. Ha quindi chiarito la funzione dei diversi tipi di indagine. Al primo allarme si ricorre alla TAC per riscontrare eventuali metastasi in altra sede (spesso peritoneo e fegato). Nel caso di GIST rettali è utile anche la risonanza magnetica che dà spesso al chirurgo informazioni rilevanti. La PET aggiunge ai dati delle dimensioni fornite, dalla TAC importanti dati funzionali . Alle domande sui rischi dell’uso della TAC nella valutazione del trattamento terapeutico il radiologo risponde che questo problema, con opportuni investimenti nelle tecnologie e nella ricerca, può essere risolto con apparecchiature più sofisticate, a bassi dosaggi. L’altra strada ,al momento è quella di modulare i controlli in base al rischio recidive. Altra possibilità è quella dell’ecografia con mezzo di contrasto. E’ sicuramente importante per i pazienti e la collettività ,mettere a punto nuove metodiche in grado di rilevare la risposta del paziente alla terapia. I pazienti hanno posto ulteriori domande sui tempi della cura e sull’eventuale interferenza dell’alimentazione e della fitoterapia. Dai medici e dalla nutrizionista sono venute raccomandazioni alla massima prudenza:il dosaggio dei fitoterapici è poco controllabile e non è il caso di interferire in situazioni così delicate. Nell’alimentazione è sempre meglio fare attenzione alla qualità ed evitare i conservanti. Ha poi ripreso la parola Badalamenti che ha illustrato le prospettive future. Le aspettative nella ricerca sono incentrate oggi su due filoni di indagine: la biopsia liquida e l’immunoterapia. Si spera di poter effettuare la ricerca di cellule malate nel sangue come nel tessuto, senza ricorrere ad ulteriori biopsie. Per alcune patologie questo tipo di esame è routine, per il GIST è stata trovata un’alta concordanza tra le cellule modificate presenti nel tessuto e nel sangue, ma c’è ancora un po’ di strada da fare. Per quanto riguarda l’immunoterapia la speranza è di poter, invece di aggredire, sbloccare la molecola che ostacola la nostra risposta. Questo avviene oggi per altri tumori e si ritiene che possa funzionare anche per i GIST. Ma in questo non c’è ancora niente di concreto, anche perché, le aziende non sono motivate ad investire in questa ricerca. Dopo avere prospettato le interazioni con i diversi farmaci il prof. Badalamenti ha concluso raccomandando di consultare sempre il medico prima di assumere un farmaco, di distanziare la somministrazione dei farmaci e non dimenticare che per il successo del trattamento è sempre importante assumere la giusta dose e conoscere bene gli effetti collaterali. Per tutto questo è fondamentale instaurare un rapporto di fiducia con il medico di riferimento. La mattinata si è conclusa in cordialità con un elegante buffet nella corte della villa. Si Ringrazia per la disponibilità Antonio Russo Direttore dell’ UOC di Oncologia medica dell’AOU Policlinico “P. Giaccone” Palermo.